Il 31 luglio 2016 Tweetbook chiude.

Dopo circa 3 anni di attività, e quasi 6.000 ebook pubblicati da più di 4.000 utenti, abbiamo deciso di chiudere la nostra piattaforma. A partire da oggi (31 luglio 2016) non sarà più possibile accedere a Tweetbook.

Prima di raccontare i motivi che ci hanno portato a prendere questa decisione e cosa potrebbe succedere dopo la chiusura, mi piacerebbe ripercorrere per sommi capi la storia di Tweetbook.

Gli ebook

L’avventura è cominciata nel 2011 con la nascita di U10 e con i primi esperimenti sugli ebook.

Nel novembre di quell’anno pubblichiamo infatti un ebook sul Design, curato da Stefano Mirti e Walter Aprile. Volevamo capire come si produce e distribuisce un ebook e valutare se qualcosa di buono poteva mai venir fuori dall’editoria digitale.

Ci rendiamo subito conto che, tra gli sviluppi possibili, non ci sarebbe stato mai quello della sostenibilità del progetto. A meno di non pubblicare 100 ebook come quello ogni anno, difficilmente saremmo mai stati in grado di mettere in piedi un’attività economicamente sostenibile.

L’editoria digitale “tradizionale” non era per noi. Tuttavia continuavamo a pensare che qualcosa di buono doveva pur esserci dentro gli ebook.

Cominciamo a cercare contenuti altrove. Eravamo agli inizi del 2012, Twitter stava esplodendo in Italia e la social TV era alle porte.

Il Festival di Sanremo

Twitter poteva essere un buon posto per andare a scovare contenuti da pubblicare. Decidiamo di fare un esperimento sulle conversazioni Twitter che parlano del Festival di Sanremo.

Passiamo una settimana a leggere e archiviare su un Google Doc i tweet sul Festival. Ancora prima della serata finale, pubblichiamo un ebook con quelli che, secondo noi, erano i 500 tweet più belli. Lo distribuiamo attraverso il nostro sito e sull’iBookstore di Apple. Su Twitter, menzioniamo ad uno ad uno tutti i circa 300 autori che avevamo incluso nella pubblicazione e subito l’ebook diventa virale.

C’era chi si disperava perché i suoi tweet non erano stati selezionati. Chi ci premiava con il premio dell’idea più stupida della settimana. Chi ci scriveva perché non voleva che i suoi tweet fossero inclusi nella pubblicazione. Chi disquisiva sul fatto che la nostra pubblicazione non poteva essere considerata un libro. Poi interviste, articoli e presentazioni del progetto in giro.

Noi eravamo a mille. Il nostro account Twitter era passato da 0 a 500 follower nel giro di poche ore. Le notifiche erano in fiamme. Eravamo diventati “quelli dell’ebook su Sanremo”.

Finito il Festival, avevamo acquisito un ottimo posizionamento nel giro di pochi giorni. Ora però ci toccava pensare subito ad una fase 2.

“Cosa diavolo ci inventiamo dopo l’ebook su Sanremo?”

Progettiamo una web app

Non volevamo replicare l’esperimento. Insomma, mica volevamo passare il tempo a catalogare i tweet su un Google Doc.

Allora decidiamo di realizzare un’applicazione web per permettere a chiunque di fare la stessa cosa che noi avevamo fatto con #Sanremo2012.

La squadra si allarga e ci diamo come termine il mese di aprile 2012. Durante il Salone del Mobile, in Fondazione Portaluppi a Milano, avremmo presentato la nostra applicazione, che, da subito, chiamiamo Tweetbook.

Tempo circa 3 settimane di lavoro, tiriamo fuori una versione alpha funzionante che permetteva di cercare conversazioni su Twitter, filtrarle e poi pubblicarle dentro un ebook, nulla di molto diverso dal funzionamento di quella che poi sarebbe stata la versione finale.

Inoltre, per presentare il progetto al pubblico e per farlo comprendere, ci inventammo i rotolini (aka scrollbook). Ovvero i Tweebook stampati su lunghi nastri di carta termica.

La presentazione va benissimo. L’applicazione è stabile e funziona. Cominciamo a farla girare tirando dentro una cinquantina di tester. Riceviamo tantissimi feedback e più di qualcuno comincia ad utilizzare l’applicazione per i propri progetti di Twitter fiction.

Ci contattano gli ormai amici di Twitteratura e cominciamo a collaborare ai loro progetti di riscrittura delle opere di Cesare Pavese. Qualche mese dopo, realizziamo con doppiozero e Moleskine, un progetto per la riscrittura su Twitter delle Fiabe Italiane di Calvino, grazie al quale veniamo selezionati tra i finalisti del primo Twitter Fiction Festival e voliamo a NYC. Insomma di bene in meglio. Da quella che era una semplice idea messa in pratica su un Google Doc, siamo infine diventati un punto di riferimento per tutti coloro che volevano lanciare un progetto di narrativa su Twitter.

Alla ricerca di finanziamenti

La versione alpha della piattaforma era stata realizzata come progetto interno di U10, le risorse erano limitate e per farla crescere ci sembrò una buona idea guardarci intorno alla ricerca di finanziamenti. Applichiamo per Y Combinator, poi per Working Capital. Il primo non va, mentre il secondo funziona. Veniamo selezionati e ci aggiudichiamo un seed grant di 25.000 euro e un anno di accelerazione d’impresa presso WCAP Accelerator a Milano, guidati da dpixel.

La versione alpha di Tweetbook che avevamo rilasciato all’inizio dell’anno era veramente minimale. Il front end – ovvero tutto ciò che sta dal lato utente – era curato nei minimi dettagli e funzionava a dovere. Il back end – tutto ciò che non si vede e che permette di amministrare l’applicazione e gli utenti – era praticamente inesistente.

In altre parole, non avevamo metriche: né un pannello di controllo, né i dati relativi al traffico dei visitatori o al numero degli utenti e al numero dei Tweetbook pubblicati. O meglio, ce li avevamo, ma erano veramente scomodi da estrapolare perché non avevamo installato alcuna applicazione che ci aiutasse nell’interpretare quelle informazioni.

L’accelerazione in WCAP comincia tra il 2012 e il 2013 e la prima cosa che ci viene chiesta sono, appunto, le metriche sull’utilizzo di Tweetbook. Non ne avevamo nemmeno mezza.

Dalla Alpha alla Beta

Riprogettiamo tutto e a fine giugno 2013 rilasciamo una nuova versione della piattaforma in beta privata. Beta privata significa che la nostra web app era a un passo dall’essere un prodotto vero e proprio (beta, appunto) ed era privata, nel senso che chiunque avesse voluto utilizzarla doveva richiedere un invito.

La nuova versione era finalmente dotata di un’infrastruttura per gestire gli utenti, di un primo set di strumenti per analizzare le metriche e di tutte quelle cose al contorno come le mail per comunicare i codici di accesso, la newsletter, le email di benvenuto, i termini di servizio, le note sulla privacy e così via.

Finalmente potevamo estrapolare tutti i dati necessari per analizzare le visite sul nostro sito, il numero di utenti iscritti e il numero di Tweetbook pubblicati.

L’accelerazione in WCAP procede e a ottobre 2013 presentiamo la nostra piattaforma al Demo Day di WCAP Accelerator e partiamo alla ricerca di fondi.

Nel frattempo, avevamo preso a bordo, per soli tre mesi, uno sviluppatore, e rilasciamo delle nuove funzionalità, prima fra tutte, la pagina profilo degli utenti.

Lavoriamo anche ad un sistema per agevolare la lettura online e la condivisione dei Tweetbook, senza per forza doverli scaricare in formato PDF. Le risorse finanziarie finiscono e non riusciamo a ultimare questa nuova funzionalità che resterà per sempre nel cassetto.

Dopo WCAP

Dopo WCAP e dopo una serie di contatti con un paio di investitori in Italia, voliamo di nuovo a NYC per una settimana di accelerazione in un programma che si chiama Venture Out. Anche a NYC la settimana termina con un Demo Day, durante il quale presento la nostra piattaforma e chiedo ai finanziatori presenti di investire in Tweetbook. Ci bastonano e ne usciamo con le ossa rotte.

Al rientro, continuano i contatti con gli investitori italiani di cui sopra ma nulla va in porto, da una parte tutto sfuma in un nulla di fatto, dall’altra rifiutiamo l’offerta.

Torniamo a concentrarci sulle nostre attività. Tweetbook è una piattaforma tutta nostra, ma non abbiamo risorse per farla evolvere. Tuttavia, qualche mese dopo, riusciamo finalmente a rilasciare la versione pubblica della piattaforma, in altre parole, eravamo usciti dalla beta e gli utenti potevano finalmente iscriversi senza richiedere un invito.

Gli utenti crescono, e si iscrivono anche personaggi, scuole e istituzioni illustri. Non basta però per far decollare la piattaforma.

Arriviamo al 2015. Grazie a Tweetbook abbiamo ormai acquisito una buona reputazione per quanto riguarda l’ideazione di progetti di comunicazione e intrattenimento su Twitter.

Collaboriamo con numerosi clienti tra privati e istituzioni pubbliche (oltre a Telecom Italia, Goethe Institut; Vodafone Italia; Padiglione Italia della Biennale di Venezia; IED Milano; Tasmeem Conference a Doha, Qatar; If Book Then; Meet the Media Guru; Expo 2015 e il MUBA, Museo dei Bambini di Milano; Palladio Museum; Fondazione Portaluppi; Pinacoteca di Città di Castello) e con illustratori e scrittori per la realizzazione di progetti di narrativa su Twitter (Gianluca Costantini, Sarah Butler, Sara Polverini)

Oggi

Siamo arrivati nel 2016.

Twitter non sembra passarsela molto bene e il nostro team non ha più, ormai da tempo, l’entusiasmo iniziale.

La chiusura era nell’aria, più volte avevamo valutato questa possibilità ma ogni volta che il discorso tornava a galla, ipotizzavamo sempre nuove possibiltà che, forse, ci avrebbero aiutato a tenere in vita Tweetbook: dal crowdfunding, al lancio di una versione freemium, alle donazioni.

Non è solo un problema economico. Il problema, credo, sia dovuto al fatto che se Twitter non cresce e gli utenti non si divertono con i tweet, noi abbiamo sempre meno motivo di esistere.

Che succede dopo la chiusura?

Sinceramente non ci eravamo posti il problema sul cosa sarebbe successo dopo la chiusura. Pensavamo fosse una cosa normale dire “Gentili utenti, grazie di tutto, tra un mese chiudiamo”.

L’avevamo presa alla leggera, scusate.

Abbiamo ricevuto numerosissimi messaggi. La maggior parte sono quelli degli utenti che ci chiedevano di fare di tutto per non chiudere, contemplando anche la possibilità di un crowdfunding o, se vogliamo, di una raccolta fondi dal basso per tenere in piedi la piattaforma. Grazie.

Altri utenti, sempre dispiaciuti per la chiusura, in maniera molto pragmatica ci hanno chiesto se conoscevamo altre piattaforme come la nostra. Devo ammettere che non le conosco, se qualcuno ne fosse a conoscenza ci farebbe molto piacere ricevere delle segnalazioni in modo da girarle a chi ce ne ha fatto richiesta.

Poi ci sono stati i messaggi degli sciacalli delle chiusura, ovvero di tutti quelli che, magari senza volerlo, cercano di trarre beneficio dalla chiusura della piattaforma. Tra tutti, assolutamente i messaggi più inaspettati e assolutamente impagabili. Intrattenimento puro. Grazie anche a voi.

Per concludere, alla luce di tutti i messaggi ricevuti e anche del fatto che, forse, non esistono in giro piattaforme come la nostra, ci piacerebbe rilasciare in open source il codice di Tweetbook.

Ci farebbe piacere ricevere un cenno da chiunque possa essere potenzialmente interessato. Fatevi sentire, siamo a vostra disposizione.

Grazie a tutti, in particolare ai nostri 4.107 utenti.

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